
Didattica d'eccellenza, il commento di Mario Patrone
Pericoloso tirare la corda sui tassi del credito
a cura di Mario Patrone
Purtroppo, da più parti, nel contesto internazionale, anche dalle fonti ufficiali è emerso un’abbondante liquidità fornita, a tassi bassissimi, dalle banche centrali ma che non ha alimentato una crescita produttiva e gli investimenti per le imprese, ma piuttosto è stata una liquidità orientata verso i mercati finanziari e la speculazione.
L’effetto finale di queste elevate manovre speculative sui mercati finanziari sono stati un’inflazione generalizzata sui prezzi dei titoli e specialmente dei titoli di stato, che ha alimentato la bolla speculativa.
Cosa potremmo fare per impedire un improvviso nuovo scoppio della bolla di credito, così come tanti episodi di Storia Economica del passato ci hanno tramandato? Ciò che si teme da più parti è un improvviso cambiamento di rotta sui mercati finanziari, che spingerebbe alla vendita dei titoli per ottenere nuova liquidità e che determinerebbe un crollo generalizzato dei titoli e dei rendimenti.
Un primo effetto della Bolla di credito che si è generata è che ritroviamo, stranamente, alcuni tassi di titoli di stato, a lungo termine, scendere addirittura al di sotto dello zero, in termini di rendimento. Il dubbio che sorge a tutti è quale possa essere la motivazione che spinge un investitore ad acquistare Titoli di Stato con un rendimento così esiguo? La risposta da molti data è che, per il timore di una nuova crisi finanziaria, si tenda ad acquistare titoli di stato considerati più sicuri, sebbene non offrano un rendimento, quasi alla stregua di considerarlo come oro, quindi come un “bene rifugio”, da custodire per diversificare i propri rischi, e soffrendo la decurtazione del rendimento, quasi come se fosse un premio pagato per ottenere un investimento, comunque considerato sicuro.
Tutti ricordiamo che a seguito dell’ultima crisi internazionale di liquidità del 2008, scoppiò la bolla speculativa quando all’improvviso il flusso di liquidità cessò e tutti cercarono di uscirne fuori facendo precipitare i prezzi delle attività finanziarie e di quelle immobiliari. Questo accadde perché, tra il 1999 ed il 2000, l’inflazione statunitense ebbe una recrudescenza, e subito per reagire la FED abbandonò la precedente politica monetaria morbida, cominciando a praticare tassi molto più alti e stringenti sul credito.
Ma come esempio storico possiamo vedere che la decisione finale presa dalla FED fu comunque diversa e fu quella di riaprire i rubinetti della liquidità per consentire un recupero dei mercati. Successe così che proprio il sistema finanziario che si era battuto, negli anni ’90, per ottenere una riduzione dell’intervento dello Stato sul settore attraverso un’ampia deregolamentazione, chiese, in ultimo, un massiccio intervento dello Stato per risollevare le sorti dell’economia reale.
Dunque, il mistero dei tassi negativi trova una risposta nella dinamica della nuova bolla in corso.
Come possiamo giudicare questo operato da parte delle Banche Centrali? Sappiamo, di certo, che non rientra nei loro compiti alimentare le Bolle di Credito e, senz’altro, non erano queste le loro originarie intenzioni. In effetti, l’obiettivo era ben diverso, ossia attraverso una politica monetaria meno stringente, che immettesse più facilmente liquidità nel sistema economico, si voleva ottenere una maggiore stabilità per il sistema economico e finanziario. Inoltre, l’intenzione era quella di traghettare la nuova liquidità verso determinate attività produttive, finanziando gli investimenti delle imprese. Purtroppo però dobbiamo constatare che questo scopo non è stato raggiunto, perché l’esito di questa bolla di credito è stato ben diverso.
Dunque, ad oggi, con l’attuale emergenza Covid 2019, possiamo concludere che il rilancio dell’Economia Reale promesso dalle manovre di politica monetaria delle principali Banche Centrali, non c’è stato, mentre serpeggia ancora di più il timore di un improvviso crollo dei mercati borsistici, anche per l’attuale emergenza sanitaria, che potrebbe essere preludio ad una crisi finanziaria e produttiva di elevate dimensioni.
Non possiamo, però, ingiustamente, attribuire tutte le colpe alle “Banche Centrali”, perché abbiamo già avuto per il passato, come abbiamo visto in precedenza con la recente crisi finanziaria internazionale del 2008, episodi di forti crisi dovute allo scoppio della Bolla Creditizia.
E’ ormai un dato di fatto che lo scoppio della Bolla del Credito, all’improvviso, determina un fenomeno denominato “Effetto De-Leveraging”: dove sia le istituzioni, che le imprese e le famiglie cominciano a contenere i propri costi ed a razionalizzare le spese, per effetto dell’improvviso restringimento dei crediti e della liquidità.
In questa nuova situazione economica di debolezza, potrebbe generarsi un abbattimento della domanda da parte delle famiglie, mentre le imprese comincerebbero a manifestare un sempre maggiore disinteresse a realizzare nuovi investimenti e soprattutto a ricorrere a nuovi prestiti bancari. Inoltre, sul piano Internazionale, per molti Stati impegnati già a contenere i debiti pregressi, comincerebbero a manifestarsi le difficoltà ad effettuare nuove manovre espansive per cercare di supplire alla carenza di investimenti privati.
Dunque, per interrompere questo circolo vizioso occorrono nuove strategie innovative avviate anche da parte delle banche centrali che sono appannaggio dell’intervento dello Stato in Economia, divenuto necessario in momenti economicamente fragili e deboli, caratterizzati da elevata incertezza, come quello attuale che stiamo attraversando, a livello planetario.
Tutto ciò vedremo a quali nuovi risultati porterà, di certo serviranno l’adozione di misure estreme, come, per esempio, la possibilità di effettuare dei finanziamenti diretti agli Stati che sono stati maggiormente colpiti, da questa nuova emergenza sanitaria, richiedendo una maggiore flessibilità europea rispetto agli stringenti Vincoli che, ad oggi, esistono per concedere finanziamenti diretti agli Stati Europei.