
E, intanto, la strage continua
a cura di Antonio Leggiero, Professore docente in Criminologia presso l'Università Telematica Pegaso
Il 25 novembre di ogni anno viene commemorata (verbo che ritengo più appropriato rispetto all’improprio lemma “celebrato”, non essendoci nulla da celebrare) la GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE.
Tale ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU con risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999. Da allora, con sempre maggiore forza di propagazione, la meritoria iniziativa si è diffusa in quasi tutti gli Stati del mondo, naturalmente in quelli democratici e maggiormente evoluti. Perché fu scelta proprio questa data?
La scelta fu motivata dall’obbligo morale di ricordare un orrendo triplice omicidio di tre sorelle, le sorelle Mirabal, attiviste nella repubblica domenicana a favore dei diritti umani e strenue avversarie del regime dittatoriale del feroce tiranno Trujillo. Le tre fiere, ma sventurate, donne proprio il 25 novembre del 1960 si stavano recando in carcere a far visita ai loro mariti, imprigionati in quanto anche loro rivoluzionari contro il regime dispotico e tirannico al potere, quando furono intercettate da uno squadrone della morte governativo, sequestrate, torturate ed uccise.
Da allora, lentamente ma progressivamente, la data del 25 novembre è diventata sempre più una tragica icona della sofferenza e della crudeltà inferte alle donne: in una sola parola, della violenza sulle donne. Dopo la risoluzione ONU in questione quasi tutti gli Stati hanno varato legge severe e ferree in tema. In Italia, è stata varata la legge sullo stalking, sul femminicidio, il cosiddetto codice rosso e tante altre misure di tutela della donna. Tuttavia,il cammino è ancora lungo.
Purtroppo, la condizione femminile non si è ancora affrancata da una concezione arcaica e primordiale di subalternità nei confronti dell’uomo, che, iniziata agli albori dei primi aggregati sociali è diventata sempre più - rafforzandosi pervicacemente e tenacemente nei secoli (tranne alcune eccezioni in determinati momenti storici ed in particolari contesti) - fino a diventare una feroce e criminogena distorsione antropologico-culturale.
Nonostante tutte le misure adottate, ancora oggi, nel terzo millennio, la situazione persiste nella sua estrema drammaticità e tragicità.Volendoci soffermare sull’analisi della forma estrema di violenza (il femminicidio), i dati a disposizione sono veramente raggelanti.
Si parla di forma estrema in quanto la violenza di genere è odiosamente poliedrica, comprendendo, oltre a quella fisica e sessuale, anche quella psicologica e quella economica. Queste ultime certamente maggiormente sommerse e meno vistose ma non meno importanti, dal momento che spesso le vessazioni e le angherie psicologiche nonché le privazioni economiche conducono la donna ad un tale stato di esasperazione da provocarne la morte mediante suicidio. Per quanto concerne l’Italia, citando un rapporto del Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza- Direzione Centrale della Polizia Criminale- Servizio Analisi Criminale emergono statistiche realmente inquietanti.
Com’è intuitivo, si tratta di dati dotati e caratterizzati dalla massima precisione e serietà, oltre che affidabilità, alla luce dell’importanza e dell’ufficialità del contesto nel quale sono stati elaborati. Esaminiamoli partitamente.
Nel periodo analizzato dal 1 gennaio al 14 novembre 2021 sono stati commessi 252 omicidi volontari di cui 103 vittime di genere femminile, con 87 donne uccise in ambito familiare/affettivo (67 di loro sono state uccise dal partner o ex partner).
Rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, mentre c’è stato un calo degli omicidi in generale (da 256 a 252), le vittime di sesso femminile sono aumentate da 100 a 103 con un incremento in percentuale del 3%.
Gli omicidi perpetrati in ambito familiare/affettivo sono diminuiti da 129 a 127 con una diminuzione del 2%; le vittime di genere femminle nel medesimo periodo del 2020 sono state 86, mentre quest’anno (al 14 novembre) sono 87. Pertanto è utile riportare le seguenti tabelle ai fini di un congruo raffronto.
ANNO 2018Omicidi totali compiuti: 359.Omicidi di donne: 141Omicidi totali commessi in ambito familiare/affettivo: 161; di cui 111 di sesso femminile (75 da partner o ex partner).Da partner o ex partner 75
ANNO 2019Omicidi totali compiuti: 317Omicidi di donne: 111Omicidi totali commessi in ambito familiare/affettivo: 153; di cui 94 di sesso femminile (68 da partner o ex partner)
ANNO 2020Omicidi totali compiuti: 286Omicidi di donne: 116Omicidi totali commessi in ambito familiare/affettivo: 146; di cui 99 di sesso femminile (67 da partner o ex partner).
ANNO 2021 (1 gennaio - 14 novembre)Omicidi totali compiuti: 252Omicidi di donne: 103;Omicidi totali commessi in ambito familiare/affettivo: 127; di cui 87 di sesso femminile (60 da partner o ex partner) .
E’ interessante anche notare che in ambito familiare/affettivo la percentuale di donne italiane uccise da italiani è del 97% e del 3% da stranieri; mentre le donne straniere sono state uccise nel 70% dei casi da stranieri e nel 30% da italiani.
Dal punto di vista esclusivamente dell’analisi statistica criminologica si può nettamente evidenziare come nell’ambito degli omicidi femminili - soprattutto di femminicidi (vale a dire omicidi commessi per odio di genere) - si riscontra sovente la presenza macabra di un fenomeno che è conosciuto in criminologia come “Effetto Werther”. Di che cosa si tratta? In realtà, è un potente effetto emulativo che spinge persone, in qualche modo disturbate, a commettere un crimine che stavano rimuginando sulla scia di altri commessi in un breve lasso di tempo. Il fenomeno mutua il nome dalla celebre opera letteraria di Goethe “ I dolori del giovane Werther” che si concludecon il suicidio del protagonista. All’epoca della pubblicazione del libro, vi fu una considerevole e cospicua ondata di suicidi per emulazione da parte di giovani. Ecco perché il cosiddetto “Effetto Werther” è diventato sinonimo di atti violentiemulativi: sia contro gli altri che contro se stessi.
Pertanto, anche nell’ambito dei femminicidi (come peraltro nell’ambito delle stragi familiari) vi è un periodo di assenza di tali crimini - il cosiddetto “effetto fisarmonica” (il cui mantice si apre e si chiude) - poi ne viene commesso uno e subito dopo, come in una sorta di serie infernale,altri due, tre o quattro. Finanche nello stesso giorno a distanza di poche ore. Come se il primo fungesse da perverso detonatore per gli altri. Poi la serie si ferma, fino a quando non se ne registra un altro, che fa ricominciare la serie. I sociologi definiscono questo meccanismo come fenomeno di “riprova sociale”.
Oggi le leggi ci sono e sono anche rigide. Le Istituzioni, sebbene (come accade spesso) con ritardo rispetto ai fenomeni criminosi, si sono adeguate predisponendo delle adeguate misure di contrasto contro questi crimini abietti, comminando pene anche severe. Tuttavia, c’è ancora molto da fare, sul versante della prevenzione e quindi della sensibilizzazione, al fine di condurre una battaglia culturale che consenta, se non (utopisticamente) di eliminare tale tipologia di crimini, quanto meno di ridurli significativamente. Solo così, in un futuro - si spera non troppo lontano - forse il 25 novembre sarà una data come tante altre sul calendario.