
Il ruolo strategico degli investimenti ESG - Environmental, Social, and Corporate Governance
“COFFEE TIME LECTURES” è una rubrica curata dal Prof. Andrea Quintiliani, Professore straordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, che raccoglie alcune riflessioni sui temi di Economia e di Finanza aziendale all’epoca del Covid-19.
Con il Covid-19 cresce l’attenzione verso i temi ESG (Environmental Social Governance). Le imprese saranno sempre più chiamate a inserire nei loro piani strategici gli obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG), come anche gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Quella del ESG è indubbiamente una tendenza già in atto da tempo; tuttavia, ha subito una forte accelerazione con l’emergenza sanitaria. Il susseguirsi delle diverse ondate epidemiche e delle misure di confinamento hanno spinto le imprese a ridurre le proprie impronte di carbonio.
Il progressivo ridursi del pendolarismo, la diffusione dello smart working, l’emergere di una più attenta consapevolezza circa la gravità di un evento epidemico, la paura ormai sedimentata di un nemico invisibile costantemente in agguato, sono tutti fattori che, post-Covid, potrebbero incoraggiare le imprese a calibrare e gestire il loro impatto in termini ambientali, sociali e di governance. Le tematiche ambientali stanno conquistato l’interesse di una pluralità di investitori attivisti, e molto probabilmente influenzeranno significativamente il mondo dell’economia e della finanza. È innegabile come il mondo della finanza stia ispirando le proprie scelte anche grazie all’adozione e all’utilizzo di “ranking ESG”.
Sebbene nel 2019 le richieste degli investitori attivisti siano diminuite negli Stati Uniti e nel mondo, con l’esplosione del Coronavirus è molto probabile che si verifichi un cambiamento nel trend di lungo periodo. È bene ricordare come le aziende traggano spesso benefici dalle attività che non danno luogo a uscite finanziarie ma che determinano costi esterni.
Questi costi, che non vengono rilevati/contabilizzati ma trasferiti alla società in generale, sono chiamati “esternalità”. È innegabile come l’attività d’impresa possa rilevarsi fonte di numerose esternalità negative, o diseconomie esterne, ad alto impatto ambientale, sociale o politico. L’emergenza sanitaria non deve essere elemento condizionante ma di stimolo per tutte le imprese, affinché tendano a valutare/quantificare le esternalità negative, sia ambientali che sociali. All’indomani dello scoppio dell’evento epidemico, le agenzie di rating hanno comunicato alle aziende che la presenza (o assenza) di piani e obiettivi di sostenibilità potrebbe riflettersi sui prezzi delle loro obbligazioni e sul loro WACC - Weighted Average Cost of Capital.
A sua volta, ciò potrebbe impattare sulla redditività, sul valore d’azienda, sul merito creditizio e sul prezzo delle azioni. In futuro le imprese avranno sempre più bisogno di dimostrare il raggiungimento di obiettivi ESG; in caso contrario, queste potranno trovarsi alla mercé di investitori attivisti e, pertanto, risentirne negativamente in termini di riduzione della redditività e del prezzo delle azioni.
A valle di quanto finora argomentato, è facile presumere che le imprese, in sede di budgeting, dovranno rettificare in aumento e qualificare come permanenti (post-Covid) le voci di costo destinate all’attenuazione delle impronte di carbonio, all’efficientamento degli spazi ad uso ufficio e magazzino e alla rimozione delle criticità legate al pendolarismo.