
Pericoli, Vulnerabilità, Capacità di risposta
“COFFEE TIME LECTURES” è una rubrica curata dal Prof. Andrea Quintiliani, Professore straordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, che raccoglie alcune riflessioni sui temi di Economia e di Finanza aziendale all’epoca del Covid-19.
Occorre valutare il pericolo e la vulnerabilità rispetto alla capacità di risposta dell’impresa. Alcune aziende sono inclini all’utilizzo di un modello di analisi di impatto noto con l’acronimo BIA (Business Impact Analysis).
Il metodo BIA tende a riflettere una valutazione tattica di ciò che è necessario qualora l’azienda sia costretta ad interrompere la propria attività a seguito di un evento entelechiano. In particolare, il metodo BIA aiuta a chiarire l’ambito del programma di continuità aziendale e si rivela utile per determinare e selezionare le soluzioni più idonee al raggiungimento degli obiettivi prefissati di resilienza. L’output tipico della BIA è un report infarcito di tabelle e di elenchi (raccolta dei dati) che descrivono, in dettaglio, i tempi di riavvio e i potenziali impatti di un evento entelechiano sull’operatività d’impresa. In questo report si riscontrano spesso gli acronimi RTO (Recovery Time Objective) e RPO (Recovery Point Objective), indicatori di efficacia nel per-seguimento della continuità operativa d’impresa. Ma in presenza di un evento epidemico è necessario rivedere i concetti di pericolo e di vulnerabilità.
Piuttosto che assumere una prospettiva meramente tattica, la BIA deve includere una valutazione strategica focalizzata sugli effetti della crisi epidemica nel percorso per il raggiungimento degli obiettivi finanziari e aziendali. Ad esempio, il mancato raggiungimento degli obiettivi per effetto dei danni che hanno subito le aziende a causa del Covid-19; danni, traducibili in termini di mutate condizioni di mercato, ipercompetizione, erosione di quote di mercato, danni reputazionali, etc. In presenza di un evento epidemico bisogna accertarsi che i pericoli e lo stato di vulnerabilità siano stati identificati/previsti ovvero siano sconosciuti/inconoscibili.
Alcuni elementi possono essere facilmente valutati; ad esempio, l’assenza di risorse umane è prevedibile; tuttavia, l’azienda ha previsto il potenziale aumento della domanda per i suoi servizi e/o prodotti? Altrettanto importante, tra i propri prodotti o servizi, l’impresa ha identificato quali di questi saranno maggiormente richiesti e quali meno, in quanto divenuti di lusso, a seguito dell’evento pandemico? Inoltre, l’azienda ha valutato le ripercussioni sul cash flow? Lo sconosciuto/l’inconoscibile dovrà necessariamente essere preso inconsiderazione nell’analisi dei pericoli e della vulnerabilità, identificati e previsti. Ma come codifico ciò che è sconosciuto o inconoscibile? Occorrerà procedere per ipotesi. Il risultato sarà lo sviluppo di un set di modelli predittivi. Prima di passare alla modellazione predittiva occorre esaminare il fattore “capacità di risposta”. La capacità di risposta al momento dell’evento può articolarsi in due categorie principali: identificata ed effettiva (a portata di mano). La “capacità di risposta identificata” si potrà evincere dall’output informativo del rapporto BIA che chiarirà quali risorse (umane, tecnologiche, finanziarie, etc.) saranno fattivamente disponibili nel momento del bisogno.
L’output informativo sarà ritenuto idoneo e attendibile in ragione della minore complessità del fenomeno entelechiano. Stante la complessità del Coronavirus, appare evidente come la BIA possa rivelarsi uno strumento non adeguato e scarsamente attendibile; tale affermazione è ancor più valida se teniamo conto degli “spillover” (varianti) che stanno aumentando in misura preoccupante. Pertanto, al pianificatore sarà richiesto un evidente impegno intellettuale atto a codificare la capacità di risposta dell’azienda all’evento epidemico.