
Sabato 21 Mar, 2015
La Babele del Made in Italy
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Spagnoli, francesi, americani, inglesi, olandesi, cinesi, arabi, russi e chi ne ha più ne metta. Tutti in fila appassionatamente a fare shopping nel nostro Paese.
Shopping da botteguccia? Macché. Questi si stanno portando a casa un pezzo della nostra storia industriale. Complice una profonda crisi economica, la grande distribuzione è finita da un pezzo nelle mani delle grandi multinazionali che acquistano il nostro know-how facendone un business di dimensioni globali.
E così il glorioso Made in Italy cambia velocemente timoniere piegandosi alle logiche spietate di un mondo senza più confini e protezioni. Una riprova? Negli ultimi sei anni poco meno di un migliaio di aziende italiane – dal settore agroalimentare al fashion, passando per il chimico e il farmaceutico fino a quello automobilistico – ha cambiato pelle, o meglio, proprietà.
Brand blasonati come Gucci, Valentino, Bulgari, Buitoni, Perugina, Motta, Algida, Antica Gelateria del Corso, Parmalat, Barilla, Peroni, Alitalia, Safilo, Fiat Avio, Telecom - e si potrebbe continuare – hanno preso il largo.
Tra qualche giorno assisteremo all’ennesimo passaggio di mano: la Pirelli parlerà cinese a seguito di un’operazione valutata intorno ai sette miliardi di euro.
Per gli imprenditori italiani senza dubbio è un ottimo affare. Per lo Stato e per il futuro dei nostri giovani nutro qualche dubbio.