
Sabato 27 Giu, 2015
Bulli di oggi e di ieri
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Una ragazzina decide di non andare più a scuola – con il consenso dei genitori – perché troppo grassa e dunque oggetto di continue vessazioni da parte dei suoi compagni di classe. L’ennesimo, odioso episodio di bullismo emerso a Napoli nel corso di un’inchiesta sulla dispersione scolastica. Un caso che fa riflettere sulle reali capacità della famiglia e della scuola di arginare un fenomeno in crescita, ma che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Sì, perché il bullismo di oggi non è poi tanto diverso da quello di ieri. Solo che – in una società dove tutto si propaga alla velocità della luce, dove basta una foto ben congegnata sui social network per esporre la “vittima” al pubblico ludibrio – il danno psicologico può rivelarsi devastante. Forse che ieri si era più forgiati nel contrastare le avversità? Può darsi. Sicuramente i due grandi presìdi della formazione identitaria dell’individuo – la famiglia e la scuola – appena alcuni decenni or sono erano meno inclini alle speculazioni filosofiche sull’accaduto. Oggi, invece, si parla e si scrive di tutto. Fiumi di parole e d'inchiostro per spiegare ciò che è ovvio. E cioè che il bullismo di ogni tempo è figlio di un disagio sociale che va compreso a fondo. Quel che si sottace, ahimè, è la totale assenza di soluzioni da mettere in campo da parte dei genitori e degli insegnanti per prevenire l'evento. C’è poi la cronica assenza dello Stato. Ma questo è tutto un altro film.