
L’editoriale del direttore Elio Pariota: Il marchio di fabbrica dell’immigrazione

Nel mio Paese vivono una decina di extracomunitari di colore ospitati in case popolari e totalmente sovvenzionati dal nostro comune. Non ho problemi a dire che si tratta del Comune di Montespertoli in provincia di Firenze. Realtà come queste ce ne sono tante. Purtroppo io conosco diverse famiglie italiane che a volte si sono rivolte a me per avere un pacco di pasta perché non sapevano cosa mettere in tavola. E qui si cerca di far passare gli extracomunitari come una ricchezza. Passerò da razzista ma io credo che, nell'ottica della gestione del buon padre di famiglia, sì debba prima pensare ai problemi di casa nostra e poi a quelli degli altri. Creiamo occasioni di lavoro per gli italiani e quando non ci saranno più disoccupati potremmo aiutare gli altri

Il sociologo Mauro Valeri, dell' Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali, esperto di problematiche quali il razzismio, il bullismo, discriminazioni e violenze, afferma che "l ' immigrato continua a essere un soggetto che lavora di più e viene pagato di meno, svolge lavori che non corrispondono ai requisiti, i lavori delle cinque P : pesanti, precari, poco pagati e penalizzati socialmente". Pensate si debba parlare di una continuazione del nostro colonialismo, sempre sfruttando la presunta missione civilizzatrice, oggi chiamata integrazione, intercultura? E come mai, non si parla dell' immigrato che abbia la possibilità di lavorare nel settore pubblico, alle poste, mentre deve per forza scommettere su se stesso e sulle proprie forze?

È infatti incomprensibile l'ostracismo che viene fatto contro gli immigrati, certo è mosso da tornaconto elettoralistilo che alimenta paure e insicurezze, ma nulla ha a che fare con la realtà.

e vogliamo anche ricordare che questi signori immigrati contribuiscono anche a pagare le nostre pensioni con le loro tasse?

aggiungo che la loro presenza è fondamentale per mantenere vivi molti comuni a rischio spopolamento. http://www.yescalabria.com/calabria-se-gli-immigrati-sono-lantidoto-allo-spopolamento-delle-aree-interne/