
L'editoriale del direttore Elio Pariota: la resa di Maggy
L’hanno ritrovata senza vita nella sua casa ad ovest di Parigi. Ai piedi del letto la pistola d’ordinanza insieme ad una lettera d’addio. Quasi certamente un suicidio. Maggy Biscupski, 36enne bionda dagli occhi azzurri, diventata il simbolo del movimento “Poliziotti in collera” se ne è andata così, forse vittima dello stress generato da quell’odio sociale contro le forze dell’ordine (in Francia 51 suicidi nel 2017 e una trentina nel 2018) che si era prefissa di contrastare. Non era soltanto un poliziotto: rappresentava il megafono attraverso il quale emergeva la denuncia degli agenti esposti ai pericoli dei sussulti nelle banlieues degradate, della criminalità crescente, della minaccia terroristica; incarnava la rabbia della categoria nei confronti di una classe politica percepita come distinta e distante dalla quotidiana realtà. La resa di Maggy è il conto salato di un malessere sociale che non serpeggia soltanto nella società francese, ma avanza a vario titolo in tutte le democrazie occidentali. Le cui fondamenta rischiano di soccombere per sopravvenuta inadeguatezza.