
Sabato 05 Dic, 2015
L'altra economia
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Un Paese ad andamento lento, sonnacchioso, privo di slancio, per alcuni versi conservatore. Il ritratto dell’Italia che il Censis ci consegna nel suo Rapporto 2015 è fatto più di ombre che di luci. Il lessico utilizzato dal Presidente dell’istituto di ricerca, Giuseppe De Rita, è amaramente efficace: “letargo esistenziale collettivo”, a significare che noi italiani siamo sospesi in un limbo di incompiutezza infinita fatto di “mezzi partiti, mezze idee, mezze persone”. Insomma, un disastro prospettico. Meno male che ci sono le individualità. Quelle restano vincenti, soprattutto nei settori tradizionali del Made in Italy - moda, design, agroalimentare, cultura – da esportare nel mondo attraverso la reinventazione di un nuovo stile italiano. Bene, certo; ma che dire dell’atavico problema dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro? Qui le ombre si fanno più scure. L’incapacità del sistema di assicurare questo elementare diritto è all’origine della proliferazione di un’altra economia, sommersa e illegale. Secondo i calcoli dell’ISTAT questa economia criminale fatta di evasione fiscale, droga, prostituzione, contrabbando di sigarette, lavoro nero, varrebbe oltre 200 miliardi di euro, circa il 13% del Pil. Roba da quinto mondo. Ancora un po’ di tempo e i nostri ragazzi – stavolta tutti, non solo i più dotati – se ne andranno per sempre in cerca di miglior fortuna.