
L'altra economia

L'Italia è un paese bigotto che non riesce ad affrontare la sfida del cambiamento. Ciò si ripercuote sia in campo sociale che in campo economico. Bisogna tralasciare le ripercussioni in campo sociale, perché ci vorrebbe un'enciclopedia. Anni e anni di propaganda catto-perbenista hanno impedito ai più di guardare al mondo con realismo: siamo ancorati ancora alla repressione della droga e della prostituzione, quando ne siamo i primi consumatori. Perché non è ancora possibile sfruttare queste debolezze, quando si permette il consumo di alcol e tabacco? Non si può restare attaccati all'etica sempre e comunque, lo Stato è e deve essere laico. Ci perdiamo nell'inutile discussione di un preside che non ha permesso a due casalinghe disperate di insegnare, durante l'orario scolastico, le canzoni natalizie. Ma dove vogliamo andare... In questo clima solo le individualità possono emergere, anche se oggi lo fanno prevalentemente con l'economia illegale. Iniziamo con l'insegnare ai giovani la cultura del lavoro, inseriamo dei periodi di tirocinio nelle scuole, facciamo capire ai ragazzi cosa significa lavorare. Perché non è possibile essere inattivi già a 20 anni.

Roba da quinto mondo! Gli italiani si muovono non più come collettività, dentro un progetto generale di sviluppo che non esiste più da anni, ormai, ma da singoli, inventando nuove forme di imprenditoria. Eppure, nonostante timidi segnali di ripresa (in primis l'aumento degli acquisti di beni durevoli) il Censis fotografa un Paese in declino, dove il risparmio resta per molti la sola scialuppa di salvataggio e proprio ai risparmi continuano ad attingere milioni di famiglie italiane per fronteggiare il gap tra reddito e spese mensili. Eppure, non è finanche questo triste dato quello più tragico, risultando l'aspetto più grave il crollo dell'occupazione giovanile. Certo, è sempre auspicabile professare e diffondere la cultura del lavoro ma chi avrebbe il coraggio di predicarla ai 10,3 milioni di italiani che, secondo il rapporto 2015 del Censis, nell'ultimo anno hanno lavorato oltre l'orario formale, senza il pagamento di straordinari o ai 4 milioni che hanno arrotondato con piccoli lavoretti saltuari?? Se l'Italia è ferma in un "letargo esistenziale collettivo"non è solo o meglio non è più solo colpa degli italiani ma anche e credo sopratutto della crisi dialettica socio politica, incapace di traghettare quanti attendono nell'oscuro limbo verso la luce di un progetto generale di sviluppo del Paese. Manca "una reazione chimica collettiva e quella osmosi tra politica e mondi vitali sociali che hanno caratterizzato i migliori periodi della nostra storia recente".

-Innalzare non poco il livello dei VALORI socio-esistenziali. Un tempo si diceva che "la disciplina è il Sole degli eserciti".

Uno dei problemi più gravi dell' Italia e che le Istituzioni negli ultimi 30/35 anni ( e ancora oggi continuano a farlo) hanno trasmesso il messaggio subdolo che non serve studiare, non serve fare grandi sacrifici, non serve fare gavetta ecc.ecc... per arrivare a ricoprire ruoli anche importanti. Questo chiaramente ha scatenato nei cittadini una reazione psicologica che porta ad avere atteggiamenti di opportunismo anche illegale ai danni del prossimo pur di ottenere benefici personali. Il risultato di tutto questo e che ci ritroviamo a vivere in una società priva di valori, priva di regole e di rispetto l' uno verso l'altro, dove l' unico obiettivo è "fottere" il prossimo! Ecco perché emergono solo poche individualità, perché esistono regole solo per pochi, benefici solo per gli amici degli amici, assenza assoluta di meritocrazia, e cosa molto importante assenza di valori collettivi, dove l' unico interesse resta solo il proprio!!