
Sabato 24 Ott, 2015
L'editoriale del direttore Elio Pariota: Pecunia non olet
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Portavo i pantaloni corti quando l’ormai anziano leader radicale Marco Pannella tuonava contro le grandi lobbies affaristiche e mafiose che lucravano - e lucrano tuttora - sul commercio delle droghe leggere. A quei tempi la liberalizzazione della Cannabis equivaleva a una bestemmia. “Faremmo un danno incalcolabile alla società e ai nostri figli”, sentenziavano quelli che le droghe avrebbero voluto combatterle ad oltranza e con qualsiasi mezzo. L’annoso problema si ripropone oggi, ma stavolta in termini di realpolitik: la Cannabis in sé non sarebbe così devastante e il suo libero utilizzo toglierebbe linfa vitale alle mafie. Dunque, il fine giustifica i mezzi. Il fine è, in pratica, poco nobile e assai intuibile. Per lo Stato si tratterebbe di incassare tra i 6 e gli 8 miliardi di euro annui, senza contare il risparmio – circa 600 milioni - dalle attività di prevenzione e di repressione. Pecunia non olet, dicevano i latini. Sta di fatto che le 145 tonnellate di derivati della Cannabis (i dati sono del Viminale e riportati dai principali quotidiani) ogni anno sequestrate dalle forze dell’ordine sarebbero soltanto la cartina al tornasole di un volume d’affari probabilmente dieci volte più ampio. Per la serie: abbasso l’etica, viva il denaro. In grado, quest’ultimo, di frantumare anche il più granitico dei tabù.