
Venerdì 05 Giu, 2015
L'editoriale del direttore Elio Pariota: Quanto vale il capitale umano qualificato
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Senza girarci troppo intorno: il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha ragione quando afferma che le imprese italiane sono affette da asimmetria informativa allorquando devono assumere forza lavoro.
Nel senso che non selezionano in misura adeguata la qualità finendo per corrispondere un pressoché uguale trattamento economico indipendentemente dal possesso del titolo di laurea. All’estero funziona diversamente.
Il merito è merito e i titoli posseduti garantiscono, potenzialmente, il meglio. Lì il titolo di studio – che abbia o meno valore legale - rappresenta un potente selezionatore nell’approccio al mercato del lavoro, anche perché trova piena applicazione la regola aurea dell’economia: più un bene è scarso (la laurea) maggiore è la sua remunerazione.
Vale dunque la pena di interrogarsi in maniera seria e profonda su quanto valga in Italia lo stock di capitale umano qualificato giacché si rischia di non premiare in misura apprezzabile i laureati rispetto ai diplomati, fatte salve le dovute eccezioni. Un Paese che non sa selezionare è condannato all’impoverimento. E con esso alla fuga degli elementi migliori verso altri lidi.