
L'editoriale del direttore Elio Pariota: Quel figlio in più venuto troppo tardi

L’ampiezza della sofferenza provocata da questa politica credo sia inimmaginabile. Una lotta soprattutto alle donne. Molte, in particolar modo incinte, sono state sottoposte a pressioni costanti, dagli addetti al controllo delle nascite, affinché interrompessero la gravidanza anche al nono mese. Coercizioni psicologiche che andavano dalle sanzioni (fino a due volte lo stipendio annuo), alla perdita del posto di lavoro, dall’arresto per entrambi i genitori, alla confisca dei beni e alla distruzione dell’abitazione. Non era insolito che le madri fossero costrette ad assistere all’uccisione della propria bambina o che donne venissero assoggettate a sterilizzazione forzata nel corso di altre procedure mediche. Ma si può essere così crudeli?Direttore,da donna non potevo non sottolineare il massacro umano che ha generato questa misura politica. E la mia riflessione si posa sul dover apprendere che una legge così inumana, dopo 36 anni viene modificata, ma solamente per ragioni socio-economiche. Ma, se la politica deve disciplinare in questo modo una società, non erano molto meglio le leggi della jungla?!! Piera Prisco

Caro Direttore

La politica di controllo delle nascite attuata in Cina nel 1973 per contrastare l'incremento demografico del Paese, ritenendo la sovrappopolazione un ostacolo allo sviluppo ed alla modernizzazione, non può definirsi errore, seppur colossale, nè strategia politica, trattandosi, in quanto espressione della negazione della libertà di scelta oltre che causa di reiterati abusi di diritti umani, di un crimine contro l'umanità, consumatosi, in danno della stessa, per lunghi eterni anni. Anni che hanno registrato indicibili violenze e vessazioni in danno di vittime innocenti, per le quali non esiste dietro front in grado di lenire ferite incurabili!! Se è pur vero che non si recupererà, con l'abolizione della politica del figlio unico, il gap tra coloro che invecchiano e quelli che nascono, credo che prima di interrogarsi sulle nefaste conseguenze di tale gap sull'economia sia necessario recuperare (per evitare di commettere errori in futuro) una perduta consapevolezza ossia che non si possono (o meglio non si devono) plasmare, finanche a proprio piacimento ed improvvisamente, menti non più libere perchè "programmate" e collaudate al modello familiare del figlio unico. Non più persone ma computer, seppur speciali, perchè dotati di una memoria incacellabile! Ogni maternità dello Stato arbitrariamente vietata si è tradotta in una vita controllata e, dunque, NEGATA. E dopo essersi macchiata di siffatto crimine (che tale resta anche dopo l'introduzione, per chi violava il divieto, di sole sanzioni pecuniarie introdotte TROPPO TARDI e SOLO DOPO la reiterazione di troppi abusi) la politica cinese, con una clamorosa inversione di marcia, preso atto del disastro causato a livello economico e sociale dalla politica del figlio unico, pretende di controllare nuovamente le nascite consentendo alle famiglie di avere 2 figli? E' davvero troppo! Tanto più se si tiene in debito conto che la politica della pianificazione familiare fu sperimentata per contrastare si l'incremento demografico ma non possiamo dimenticare che tale incremento fu l'effetto di forti politiche a favore della natalità (previsione di sussidi per bambini, proibizione dell'aborto, sterilizzazione di metodi contraccettivi) attuate nel 1949 da Mao Tse-Tung che credeva nella tradizione delle famiglie numerose e nell'idea di autosufficienza di un popolo come simbolo della forza della Cina. E allora, come dire, chi è causa del suo mal.....

A prescindere da qualunque abuso che, quando scoperto è stato sempre duramente punito dal governo centrale,in passato la politica del figlio unico era una risorsa. Tra l'altro mi pare giusto ricordare che la sanzione in cui incorreva chi "eccedeva" era una sanzione di tipo finanziaria, non penale. In sostanza le tasse salivano per ogni figlio in più... Oggi le cose sono cambiate , i valori da perseguire e gli obiettivi da raggiungere sono altri: così accade che, come riportava il "Renmin Ribao" di ieri, il 46% dei cinesi non solo non sono interessati ad avere il secondo figlio ma, molti di essi non ne programmano neppure uno. L' Aging sarà una grande sfida per la Cina non meno che in Europa: ma ahimè, noi non abbiamo le loro dimensioni colossali, né demograficamente nè politicamente e neppure economicamente.