
Venerdì 30 Ott, 2015
L'editoriale del direttore Elio Pariota: Quel figlio in più venuto troppo tardi
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C’è da scommettere che alla nuova borghesia cinese importi poco o nulla dell'abolizione della legge sul figlio unico e della prospettiva di poter dar vita a un secondo pargolo nel Paese dei Mandarini. Non che i giovani rampanti dagli occhi a mandorla siano diventati cinici e insensibili alle conquiste di libertà a lungo inseguite; solo che il colpo di spugna su quella che per trentasei anni è stata la più vergognosa espressione di controllo demografico attuata dal regime, è giunto fuori tempo massimo. La famiglia cinese – dopo decenni di parti segreti, aborti illegali, persecuzioni e processi – si è abituata al figlio unico; e a lui soltanto riserva gli sforzi quotidiani per irrobustirne la corazza formativa attraverso un’istruzione di rango. C’è molto di occidentale in questo comportamento. C’è la consapevolezza e la preoccupazione di programmare il futuro della prole secondo modelli di riferimento tutt’altro che statalisti. La tardiva ammenda del regime - che oggi tenta di arginare gli effetti sociali del colossale errore del 1979 - rischia di finire nell’oblio dell’indifferenza. Qualcuno ha già avvertito che, anche con due figli, non si recupererà il gap tra coloro che invecchiano e quelli che nascono. Per un sottile e perfido scherzo della Storia, la più grande e popolosa fabbrica del mondo tra qualche decennio si ritroverà drammaticamente a corto di giovani operai.