L'editoriale del direttore Elio Pariota: Quel sacramento di troppo

Trovo profondamente ingiusta la "malcelata punizione" riservata, in maniera finanche subdola, al figlio del boss per errori commessi dal padre. Mi chiedo, se prima ancora di dover qualificare intollerabile il subire castighi a causa del padre non sia, prima di tutto, necessario e lecito domandarsi se può definirsi "padre" un uomo che, in quanto dedito a condotte delittuose ha, di certo, perserverato nell'incuria educativa, nel reiterato inadempimento dell'obbligo di educare, istruire e formare la prole, ben più importanti e vitali del limitarsi a fornire il "pane" quotidiano. Se, poi, si tiene in debito conto quanto lo status di quel padre abbia pesato, in maniera opprimente, sul disagio familiare, scolastico, ambientale di quel figlio, la malcelata punizione si delinea ancor più crudele ed insopportabile, aggiungendosi ai castighi già subiti dalla vita. del resto, essere figli di un boss non implica l'aver già pagato a vita, talvolta con la vita e per colpe non proprie. Da cattolica trovo aberrante la "scelta" adottata che nulla ha a che fare con la misericordia divina, da legale amo ricordare a me stessa che la responsabilità penale è personale. Se la legge lo statuisce in uno Stato di diritto non è consentito applicare in maniera distorta tale intoccabile principio o forse la responsabilità penale è familiare? Per Colui che ha somministrato il Sacramento della Cresima, evidentemente si! ma con la Cresima si diventa soldati di Cristo e quel figlio, già sfortunato nella culla, per aver scelto di arruolarsi merita diverso trattamento, giammai un castigo! Gaetana Cuccurese

Obiettivamente sembra una rivendicazione da Vecchio Testamento : " Le colpe dei padri ricadranno sui figli". Non va...