
Sabato 10 Ott, 2015
L'editoriale del direttore Elio Pariota: Sulla via di Damasco
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Ho la vaga e inquietante sensazione che la questione siriana stia sfuggendo di mano. Provo a spiegarmi. Con la spregiudicatezza di un consumato giocatore di poker il presidente russo Vladimir Putin si tira fuori dall’angolo in cui la comunità internazionale l’aveva cacciato dopo la crisi ucraina e manda i suoi jet a bombardare la Siria. Ufficialmente a combattere l’Isis; sostanzialmente a fiaccare le velleità dei ribelli al dittatore Assad sostenuti, invece, dagli Stati Uniti. Come se non bastasse la Francia - in un impeto da antica grandeur - sfilandosi dal concerto europeo s’inventa un proprio ruolo nella crisi e decide di scaricare un po’ di bombe su quel martoriato territorio. La Merkel attende, Cameron pure. L’Italia allerta i Tornado pur di prendere qualche posizione e la Turchia chiede aiuto alla NATO temendo incursioni russe nel proprio spazio aereo. In questo clima da operetta la Cina rafforza la propria presenza navale, già poderosa, nel Pacifico minacciando nei fatti la tradizionale supremazia degli Usa in quei mari. Sulla via di Damasco si sta giocando un Risiko dalle conseguenze imprevedibili. La lotta al Califfato – per quanto sacrosanta – è lo strumento per affermare di nuovo la politica di potenza e per riformulare un nuovo ordine internazionale. L’orologio della storia sembra essersi fermato all’età dell’imperialismo. Ma prima che le cose precipitino in maniera drammatica e l’esodo umanitario travolga tutto e tutti, occorre recuperare saggezza diplomatica. Più delle bombe urge recuperare al tavolo delle trattative la Russia di Putin. E con essa (e con la Cina) negoziare la via d’uscita.