
Lunedì 18 Mag, 2015
Media e integrazione: quando la religione non c'entra
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Trauma toracico e prognosi di venti giorni.
Sono le conseguenze riportate da una dodicenne aggredita ieri a Terni, all’uscita della scuola media, da un coetaneo senegalese.
Movente: la ragazzina portava al collo il crocifisso, condizione forse intollerabile per questo ragazzo musulmano. Ma è davvero questa la ragione? I responsabili della scuola non ne sono affatto convinti.
La Preside ha precisato che la religione non c’entra e che i due ragazzi avevano già avuto motivi di attrito. Tutto inutile.
La macchina dell’informazione si è messa in moto pigiando l’acceleratore su ciò che provoca maggiore impatto emotivo: lo straniero intollerante colpisce una bambina italiana perché già ottenebrato dal fanatismo religioso.
Qualche politico interessato non ha perso tempo a strumentalizzare la vicenda: “Rispediamoli a casa!”, ha tuonato. Sia come sia l’episodio è grave di per sé; anche perché riapre la piaga della difficile integrazione degli stranieri nel nostro Paese.
Un Paese che vive nella preoccupazione costante dell’ondata migratoria proveniente dalla riva sud del Mediterraneo, che teme di perdere alcuni valori fondamentali della propria identità, che giudica la globalizzazione un serio problema più che un’opportunità, diventa naturalmente incline ad amplificare il proprio disagio.
E a scatenare tempeste in un bicchier d’acqua.