Vaccini e varianti, si faccia presto
Prima la variante inglese, poi la sudafricana, in seguito la scozzese e adesso la napoletana. Questo Covid sembra farsi beffe delle nostre strategie. Sta giocando come il gatto col topo.
A noi, che medici non siamo, ci assale l’ansia. Da un lato non facciamo in tempo a familiarizzare con le caratteristiche di questo o di quel vaccino che già se ne prospetta una limitazione della sua efficacia; dall’altro abbiamo la sensazione – forse sbagliando – che la nostra squadra di virologi non sempre sia allineata sul da farsi.
Una cosa però appare chiara: l’unica via per tirarci fuori da questo incubo è la vaccinazione di massa. Purché si faccia presto. Il traguardo dell’immunità di gregge non è dietro l’angolo.

Concordo, e gli esempi inglesi e israeliani sembrano dar forza proprio all'importanza della vaccinazione, addirittura non rispettando pedissequamente la distanza temporale prevista dai protocolli sanitari tra prima e seconda dose. A presto. VM

Come noi il virus vuole vivere, ed è per questo che muta e muta, sempre alla ricerca di ospiti per garantirsi la sopravvivenza. È più importante capire come funzionano queste mutazioni piuttosto che contarle una ad una, e l’unico modo per fermare il virus in ogni sua forma è fargli terra bruciata intorno. Due cose sono veramente importanti: i comportamenti responsabili e le vaccinazioni. Questo è il messaggio fondamentale. Si rischia altrimenti il panico, il disagio o i fraintendimenti. La scienza deve fare quello che deve e anche l’individuo, ma nessuno si salva da solo.